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Apr
20
2012
Scritto da Roberto Ultimo aggiornamento (20 Aprile 2012)
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( 1 Voto )

Juventus


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L'attaccante della Juve suona la carica a poche giornate dalla fine del campionato: «Non dobbiamo mollare adesso, chi sbaglia una partita è fuori. Noi e il Milan abbiamo il cinquanta per cento di possibilità di aggiudicarci lo scudetto. Voglio anche la coppa Italia e poi non vedo l'ora di giocare per la prima volta in Champions».

 

TORINO - «Non vedo l'ora di giocare la Champions League». Magari con lo scudetto sul petto. L'obiettivo di Alessandro Matri coincide con quello degli altri 14 milioni di tifosi della Juventus. «Le percentuali scudetto sono al momento al 50 e 50 con il Milan», ha detto l'attaccante bianconero al Filo Diretto di Juventus Channel. «A decidere il piazzamento finale sarà il rendimento che riusciremo a tenere nelle ultime sei partite nelle quali, neanche a dirlo, dovremo dare tutto». Per questo motivo non sarà quella con la Roma la sfida decisiva: «Quella contro i giallorossi sarà una sfida importante, poi toccherà al Cesena e così via. Ormai non possiamo più concedere passi falsi».

Tra le gare decisive ancora da disputare, ovviamente, c'è anche la finale di coppa Italia: «Speravamo di raggiungere questa sfida contro il Napoli», ha detto Matri. «All'inizio della stagione nessuno pensava di arrivare dove siamo adesso. Eravamo una squadra nuova e arrivavamo da due settimi posti in classifica: era difficile pensare di poter fare così bene. Durante l'anno, però, abbiamo capito la nostra forza e non dobbiamo mollare adesso. Prroveremo a centrare entrambi i traguardi».

Obbligati a vincere, sempre. «Basta un passo falso e sei fuori dai giochi. Servirà concentrazione a mille in tutte le partite», è il grido di battaglia Matri, uno che la maglia della Juventus la vuole onorare ogni volta che viene chiamato in causa: «Per me è sempre una grande emozione indossare i colori bianconeri. Quella della Juve è una maglia che ha una storia e un peso importante. Ho un grosso senso di responsabilità ogni volta che entro in campo».

Passo dopo passo. Ora c'è la Roma: «Una squadra forte che vorrà vincere per tentare la rincorsa al terzo posto. Sarà una partita aperta e noi dovremo essere bravi a sfruttare le occasioni che riusciremo a creare», ha detto il bomber bianconero che ha un solo rimpianto: «Non giocare con il Cagliari al Sant'Elia». La partita, infatti, sarà disputata a Trieste per scelta del presidente Cellino. Â«Peccato, perchè in quello stadio ho lasciato tanti piacevoli ricordi».

Impossibile non parlare del gravissimo lutto che ha colpito il mondo del calcio con la tragica scomparsa di Piermario Morosini: «Io non lo conoscevo personalmente però ho visto le immagini e sono rimasto sconvolto. La sua scomparsa ci ha insegnato a non lamentarsi per le piccole stuipidate perchè un giorno ci sei e il giorno dopo non ci sei più. Ci ha insegnato a goderci la vita e prenderla per come viene. Ci ha lasciato un grande vuoto. Certi episodi ti lasciano davvero senza parole», ha detto visibilmente provato l'attaccante della Juve.

Alcuni tifosi gli hanno chiesto come è cambiato il suo modo di giocare con l'arrivo di Conte. La risposta è sincera: «Mi sono dovuto adattare a svolgere un lavoro che prima non facevo. Io amavo attaccare la profondità, invece ora devo venire incontro ai miei compagni per aprire spazi». Un cambio di gioco che non lo ha sconvolto, anzi: «Quando fai questo mestiere cerchi sempre di migliorarti».

La Juventus ha scoperto il dodicesimo uomo in campo: «Lo stadio nuovo mi mette sempre i brividi. Ora che ci stiamo avvicinando verso la fine del campionato, l'apporto dei tifosi si sente ancora di più e diventa decisivo», ha detto Matri che il prossimo anno vorrà giocare da protagonista anche la Champions League, «una competizione alla quale non ho mai partecipato. Incontrerò squadre importanti in stadi importanti: non vedo l'ora! Chi la vincerà quest'anno? Penso il Barcellona che gioca il calcio più dello del mondo e può contare su quel fenomeno di Messi... Ma occhio al Real Madrid».

La rete più bella della sua carriera è stata quella contro il Lecce, Â«due giocatori scartati in dribbling e palla in fondo al sacco, che rete!». Quella più importante, però è stata quella a San Siro contro il Milan, «insieme al primo in serie A e quello in Nazionale, è il gol più pesante che ho realizzato finora in carriera».

A giugno arrivano gli Europei, competizione che Matri non ha alcuna intenzione di perdere: «Speriamo di far parte della lista dei convocati, poi la carica verrà da sola. Sarebbe un'emozione e un'esperienza unica per me e non me la voglio lasciar scappare».

Matri non è Chiellini, in campo come nel rapporto con i social network. «Sono sincero, ho Twitter e Facebook ma non ne faccio un grande utilizzo. Non sono molto tecnologico come Giorgio». 

Ultime battute di colore: «A Torino sto bene, vivo in centro e anche se non esco molto, ho tutto a portata di mano. Il mio colore preferito? Il verde. Con chi divido la stanza nel ritiro azzurro? Con Pirlo, mi ci trovo davvero bene. A chi dedicherò il prossimo gol? Alla mia famiglia. E a quella di Morosini».

 



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Juventus


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L'ex attaccante bianconero: «È legittimo che la Juve pensi ad un futuro senza Del Piero, adesso»

 

MILANO - Gianluca Vialli a Sky si veste da mediatore, casco blu nel futuro divorzio tra Juventus e Del Piero. Proprio lui che all’acme della sua carriera juventina, la vittoria di Champions a Roma nel ’96, andò al Chelsea. Da vincente. «Non sono colpi bassi, quello di Del Piero di annunciare un rinnovo in bianco un anno fa forse ha spiazzato Agnelli. E legittimo che la Juve pensi ad un futuro senza Del Piero, adesso. A volte il modo con cui si danno certe comunicazioni possono dare fastidio. Ma non è questo il problema. Magari la sua figura è un po’ ingombrante per gli altri attaccanti, che non si sentono tranquilli al massimo per dare il massimo: magari alla Juve pensano possano sentire il peso di un uomo così importante che sta lì in panchina e non riescono a prendersi tutte le responsabilità appieno. Meglio essere rimpianto che sopportato. E meglio non sentirsi dire un giorno da qualcuno: «Aho, e quando smetti?»

 

 



Apr
17
2012
Scritto da Roberto Ultimo aggiornamento (17 Aprile 2012)
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( 1 Voto )

Juventus


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Il capitano bianconero: «Le cose sono cambiate. Dal 30 giugno sono senza contratto. Non so immaginare il mio futuro, è un cambiamento enorme e un pò mi spaventa, perchè sarebbe come andare via di casa una seconda volta»

 

ROMA - Tanta panchina, ma sempre decisivo una volta in campo, Alex del Piero non ha alcuna intenzione di chiudere col pallone. Nel rush finale di una stagione "complicata" per dirla alla sua maniera, ma con la sua Juve in piena corsa scudetto, il campione bianconero, protagonista della copertina di Vanity Fair in edicola domani, ha una certezza: dopo il 30 giugno, data di scadenza del suo contratto, continuerà a giocare. Del resto si intitola 'Giochiamo ancora' anche il suo libro, un diario intimo che uscirà in libreria il 24 aprile. Il volume comincia con la domanda: 'Cosa farò da grande?'. E ancora oggi, a 37 anni, continuano a chiederglielo. «Allora non ebbi il coraggio di scrivere: il calciatore - racconta il numero 10 juventino -. Mi vergognavo del mio sogno, perchè non mi sembrava un lavoro vero. Dissi che sarei stato elettricista come mio padre Gino, oppure camionista, o cuoco. Oggi, a quella domanda, posso rispondere che le mie partite non sono finite. Io non sono quello che pensano di me un allenatore o un presidente, io sono quello che dimostro di essere, sono quello che io stesso penso di me. Per primo saprò quando dovrò smettere, ma non ancora: la mia passione per il gioco è troppo viva».

«LA MORTE DI MIO PADRE IL DOLORE PIU' GRANDE» - Pagine intime in cui non manca il passaggio sulla morte del padre. «Ho il rammarico che non abbia conosciuto i miei figli, il dispiacere di non avergli detto 'ti voglio bene' qualche volta di più - dice Del Piero -. La sua morte è il dolore più grande della mia vita. È cresciuto in una famiglia che guardava alle mille lire. Non eravamo poveri, ma dovevamo fare economia. Il senso della parsimonia mi è rimasto».

«CHIUDERE ALLA JUVE ERA IL MIO SOGNO» - Chiudere alla Juve era il suo obiettivo. «Era quello che sognavo - ammette Del Piero -. Questi vent'anni sono stati ricchi di emozioni, con momenti straordinari e a volte duri: ho provato il brivido di scrivere quasi tutti i record bianconeri. Ormai però le cose sono cambiate». Eppure i tifosi sono tutti per Pinturicchio, e per quei gol preziosi in una stagione che lui definisce «la più complicata della mia vita, perchè mi ha messo di fronte a una realtà che non avevo mai conosciuto: la realtà di chi gioca poco o niente. Nessuno pensa di meritare l'esclusione, e per quanto io abbia sempre pensato che se gioca un altro vuol dire che se lo merita, questo non significa rinunciare a lottare per conquistare quel posto». E certo non è stato un piacere sentire Andrea Agnelli, già a ottobre, annunciare che Del Piero non avrebbe fatto parte della Juventus nel 2013. «Mi ha sorpreso - dice il campione -. Ma un capitano non deve mai dimenticare i suoi doveri e quello che rappresenta. La Juventus è impegnata al massimo per vincere campionato e Coppa Italia. Non abbiamo bisogno di polemiche, che del resto non hanno mai fatto parte della mia carriera. Dal 30 giugno sono senza contratto. Non so immaginare il mio futuro, è un cambiamento enorme e un pò mi spaventa, perchè sarebbe come andare via di casa una seconda volta. Ma lo vivo come i videogiochi che mi piacevano da ragazzino: un nuovo livello da superare».

«MOROSINI, TRAGEDIA INACCETTABILE» - Un pensiero a Piermario Morosini: «Davanti a una morte così assurda provo un senso di sgomento: la storia personale di Piermario rende questa tragedia ancora più inaccettabile, ci fa riflettere su quanto relativi siano i problemi di tutti i giorni, e quali realtà di vera sofferenza ci circondino. Non conoscevo Piermario ma tutti lo ricordano come un giovane buono, capace di superare le difficoltà della vita anche attraverso il calcio. Lo sport che, per tutti noi che ne viviamo, dovrebbe essere sempre e solo gioia condivisa in campo».

 

 



Apr
12
2012
Scritto da Roberto Ultimo aggiornamento (12 Aprile 2012)
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Juventus


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La conferma del capitano della Juve è la richiesta del popolo bianconero alla società.

 

TORINO - Euforia Del Piero. Il capitano è sempre nel destino della Juve, prova ne è l'ultima magia di ieri su punizione con cui ha riportato i bianconeri in vetta alla classifica. Un gol che profuma di scudetto, di storia (il numero 288 nel giorno delle 700 presenze con la maglia di una vita) e di futuro. Perché Alex ha dimostrato ancora una volta di essere decisivo. Perché giocherà poco ma è sua la firma sulle vittorie fondamentali su Inter e Lazio, oltre che sulla semifinale di Coppa Italia con il Milan che ha proiettato i bianconeri in finale.

LO STRAPPO - Continuando così, il numero 10 sta diventando un meraviglioso imbarazzo per la dirigenza juventina. In autunno, il presidente Andrea Agnelli aveva annunciato per fine stagione la conclusione del matrimonio quasi ventennale con Del Piero. Da "valore aggiunto" (copyright di Conte), lui ha accettato con professionalità e applicazione l'impiego con il contagocce e ha parlato a modo suo, con i gol. Quattro finora, ma di un peso specifico enorme. Reti che puntualmente hanno fatto ripartire il solito tormentone: perchè non concedere ancora un anno al capitano? "Giocherò ancora, sicuramente", ha ribadito lui dopo la prodezza da tre punti ieri sera.

L'EUROPEO - Sì, ma dove? Il popolo juventino vuole una eccezione a quanto già deciso e oggi l'ha ribadito a Vinovo. Con uno striscione ("700 motivi per restare con noi"), con un autentico assalto quando il capitano si è fermato a firmare autografi, scandendo il suo nome all'arrivo di Agnelli, al centro sportivo per accogliere Cesare Prandelli in visita. E chiedendo a gran voce allo stesso ct azzurro di convocare il numero 10 per gli Europei. Si resta così sospesi tra la giusta logica di rinnovamento che la società bianconera sta perseguendo dallo scorso anno e l'amore sconfinato dei tifosi per chi ha scritto la storia. Intanto Del Piero resta il simbolo di una Juve che è a sei partite dal sogno tricolore e che ha tutto per poterlo concretizzare. Classe (come dimenticare il Pirlo visto contro la Lazio), organizzazione, corsa, carattere e maturità da grande. Perchè è matura una squadra che, nonostante la pressione di dover vincere a tutti i costi, non perde la rotta e riesce a piazzare lo scatto decisivo nei minuti finali di una gara prima dominata (ma non chiusa) e che via via si era complicata. Ora arriva il rush finale, con un calendario che, per difficoltà, ricalca più o meno quello del Milan: cinque impegni sulla carta senza particolari rischi per entrambe le contendenti (la Juve partirà con la trasferta di Cesena, domenica, dove sarà assente Bonucci, operato oggi con successo per la riduzione di una frattura al setto nasale) più una insidia. La Roma tra due turni per la squadra di Conte, il derby con l'Inter per i rossoneri di Allegri alla penultima giornata. Del Piero intanto prepara un altro gol che profuma di scudetto, di storia e di futuro...