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Mag
07
2012
Scritto da Roberto Ultimo aggiornamento (07 Maggio 2012)
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( 1 Voto )

Juventus


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Vucinic e un'autorete di Canini firmano la vittoria bianconera. L'Inter vince 4-2 il derby di Milano e consegna il tricolore ai bianconeri

 

TRIESTE - Il campo. Dove si doveva chiudere tutto, e dove tutto si è chiuso questa notte. La Juve si riprende il tricolore e lo mette sulle maglie, lo scudetto torna dove era di casa, prima del 2006, prima del grande buio di Calciopoli, di anomalie nerazzurre e di diaspore irreali, di campi di provincia e di cadetteria, di una risalita lenta e schiumata di rabbia, di dolore e conclusa grazie alla fame, alla tenacia, al lavoro, alla forza di un guerriero come Conte che ha preso per mano la sua Signora, stavolta dalla panchina ma allo stesso modo delle vittorie che aveva conosciuto: sul campo. Sul campo la Juventus è Campione d'Italia, mai battuta, davanti a tutti: è tornata a far paura e a riprendersi quello che le era stato negato per anni, festeggiando il primo titolo che si festeggerà dove la storia bianconera è sfilata a settembre e dove la storia bianconera ripartirà: la casa della Juve, dove lo scudetto è di casa.

TRIESTE URLA: VUCINIC PRIMA, MILITO POI - La notte magica inizia in contemporanea a Trieste e Milano: Conte sceglie Matri come partner di Vucinic e conferma il 3-5-2 nonostante la mossa di Ficcadenti che si gioca dall'inizio Ibarbo e il tridente a scapito di Cossu che finisce in panchina. Partita subito dura con un bel duello tra Marchisio e Ekdal, svedese dal cartellino bianconero ancora per metà, e subito sbloccata alla prima azione pericolosa: Cagliari schiacciato, Bonucci vede il movimento del montenegrino e lo lancia con tempismo perfetto, Vucinic (con un braccio in fuorigioco) entra in area e indisturbato batte Agazzi in uscita, nel boato dei quindicimila tifosi bianconeri arrivati a Trieste: in questo momento, con il derby milanese ancora sullo 0-0, la Juventus sarebbe Campione d'Italia. San Siro dove pochi minuti dopo la legge del calcio si impone inesorabile: Ibra si divora una facile occasione per il vantaggio e sul ribaltamento di fronte è l'Inter a passare, con Milito che al contrario del collega rossonero non fallisce il tocco sottoporta. E la notizia arriva immediatamente al Nereo Rocco, che esplode di nuovo e sente il sapore dello scudetto.

GOL FANTASMA DI CAMBIASSO. RIGORE REGALATO A IBRA 
- Marchisio, Pirlo e Pepe, inizia il classico festival delle occasioni fallite per il raddoppio bianconero. Siluro di Sneijder non trattenuto da Abbiati, Lucio scarica di potenza il 2-0 in rete ma il brasiliano è in offside. Caceres al 26', Lichtsteiner ko colpo alla testa esce in barella con il collo bloccato. Pirlo, palo su calcio d'angolo. Il Milan accusa, l'Inter affonda i colpi: Abbiati salva a ridosso della linea un colpo di testa di Cambiasso, una parata alla Buffon su Muntari con le tv incapaci di chiarire se il pallone sia entrato o meno, e ancora il portiere rossonero nega a Sneijder il 2-0, stirandosi nell'occasione e lasciando il posto ad Amelia. Milan ferito ma sempre velenoso, Julio Cesar è miracoloso nel chiudere lo specchio a Ibrahimovic, mentre a Trieste Pinilla prova da distanza siderale spaventando Buffon e tutto il mondo bianconero. Ma è a San Siro che continua a succedere l'incredibile: Rizzoli regala un clamoroso rigore al Milan, con Julio Cesar che interviene sul pallone sull'iniziativa di Boateng, e a nulla valgono le proteste nerazzurre né la clamorosa piazzata del portiere che va a disturbare Ibra prima del calcio di rigore, che lo svedese trasforma di potenza rispondendo alla provocazione con sorrisi e un chiaro messaggio a raccogliere il pallone in fondo al sacco. Pari al 44' e finale di tempo nervosissimo, con tante scaramucce in campo, mentre si va negli spogliatoi anche a Trieste.

IBRA, 2-1 LAMPO. CONTRORIMONTA MILITO, MAICON SIGILLA - Al primo minuto della ripresa Ibra completa l'opera e ribalta il derby: tocco sotto sull'uscita di Julio Cesar, 2-1 e fiato sul collo della Juve. A Trieste la cosa più importante che accade è l'ingresso di Cossu, ripescato da Ficcadenti dopo solo 3' per disfarsi di un inguardabile Thiago Ribeiro, ma la girandola di emozioni continua sempre a Milano: Abate cerca di fermare Milito in area trattenendolo in maniera palese, Rizzoli fischia il penalty sacrosanto che lo stesso argentino trasforma per il centro numero 22 in campionato, come il numero di maglia. Lo scudetto si sposta di nuovo sulle maglie bianconere, infuriate con Cossu che vola via su un contrasto spalla a spalla con Chiellini che inizia al limite dell'area e si conclude al suo interno: Orsato punisce con il giallo il tentativo del rossoblù. Ma intanto la Juve, che aveva rischiato tanto sul contropiede degli isolani, perde anche Vidal per un problema, sostituito da Giaccherini. Sembra una partita come tante già viste quest'anno, con il risultato che resta in bilico fino all'ultimo, ma stavolta i bianconeri chiudono sul 2-0 l'incontro per un'autorete goffa di Canini, messo sotto pressione da Borriello appena entrato. A questo punto giochi chiusi, in tribuna e in campo sono tutti in attesa di notizie da Milano. E le notizie che arrivano sono quelle che realizzano un sogno, lo tramutano in realtà. Un mani di Nesta e il controsorpasso firmato ancora da Milito su rigore, il sigillo di Maicon con una fucilata sotto l'incrocio per il 4-2 finale: lo scudetto si stacca dalle maglie rossonere per mano dell'Inter e vola via, vola sulla maglia bianconera. Conte lo urla ai giocatori, il tre a due, e al quarto esplode: nella scia di Lippi e di Capello, il mondo juventino lo abbraccia e con lui il tricolore. Bentornato a casa, scudetto.

 

 



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Juventus


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Ha sbagliato di brutto e riaperto il campionato, ha chiesto scusa e accettato il verdetto del campo a testa alta, senza sottrarsi nemmeno ad una stilla dell’amaro calice l’altra sera allo Juventus Stadium.

 

TORINO - Ha sbagliato di brutto e riaperto il campionato, ha chiesto scusa e accettato il verdetto del campo a testa alta, senza sottrarsi nemmeno ad una stilla dell’amaro calice l’altra sera allo Juventus Stadium. Ma Gigi Buffon è uno di quelli che a questo punto ha riportato la Juventus, digerendo una stagione in serie B, riemergendo da un brutto infortunio alla schiena, riprendendosi il posto in squadra non perché fosse Buffon, ma semplicemente perché più forte di Storari e Manninger. Non ha mai illuso la gente, Gigi, ha raccontato le cose come stavano sul campo, ha sempre fatto coraggio alla Juventus, l’ha voluta più di ogni altro riportare al minuto 84’ di Juve-Lecce, quando il risultato era 1-0. Poi ha sbagliato: forse adesso è proprio il momento di lasciar stare la rabbia del “vaffa…” spontaneo, giusto e liberatorio e abbracciarlo. Tirare su Buffon, come spesso ha fatto lui con la Juve e coi suoi tifosi. Tiratelo su coi vostri messaggi su Facebook o a commento di questa notizia: dopo gli abbracci di Del Piero, degli avversari gli faranno bene i vostri. Se lo sport ha ancora un senso, questo senso deve averlo adesso con Buffon.

 

 



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Juventus


Mirco Vucinic

 

L'attaccante bianconero: «Siamo consapevoli della nostra forza, adesso ci aspettano quattro gare molto difficili e dobbiamo guardare gara per gara. Da tante piccole cose abbiamo capito che eravamo forti, anche contro l'Inter abbiamo fatto un'ottima prestazione, con Lazio fuori e dentro. Più tempo passava, più ci rendevamo conto che eravamo un gruppo forte»

 

ROMA -  "Siamo consapevoli della nostra forza, adesso ci aspettano quattro gare molto difficili e dobbiamo guardare gara per gara. Siamo avanti con 3 punti di vantaggio, dipende solo da noi". Così Mirko Vucinic, in un'intervista esclusiva a Sky, ha parlato del finale di stagione e delle possibilità della sua Juve di poter vincere lo scudetto al termine del testa a testa con il Milan. "Da tante piccole cose abbiamo capito che eravamo forti, anche contro l'Inter abbiamo fatto un'ottima prestazione, con Lazio fuori e dentro. Più tempo passava, più ci rendevamo conto che eravamo un gruppo forte".

PLATINI AL PIOLA - Domenica a Novara la Juve avrà uno spettatore d'eccezione come il presidente dell'Uefa Michel Platini, ma "al di là di Platini ci aspettano quattro battaglie per vincere la guerra", le parole di Vucinic che con la Roma ha solo sfiorato la vittoria del titolo. "Ci sono andato 2-3 volte vicinissimo, ma quando non vinci - come dice Conte - nessuno se lo ricorda".

CONTE FONDAMENTALE - Se Borriello ha espresso tutta la sua gratitudine verso Conte con l’abbraccio dopo il gol di Cesena, anche Vucinic non ha mai nascosto l’aiuto che il tecnico bianconero gli ha dato fin dal suo arrivo a Torino: «Conte mi ha fatto sentire importanti, così come fa sentire importante tutti. Da quando mi alleno con lui ho scoperto di saper anche correre corre con un matto. Mi sacrifico di più, ma lo faccio volentieri per questo gruppo meraviglioso in cui tutti si sacrificano per i compagni. Avrei potuto fare di più nella mia carriera? Ha ragione il mister, se non vinci nessuno si ricorda di quello che hai fatto. Io ci sono andato vicino con la Roma, spero che quest’anno cambi solo l’esito finale della stagione».

 

 



Apr
23
2012
Scritto da Roberto
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Juventus


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115 anni di gloria e trionfi rappresentati attraverso maglie e trofei, video e fotografie, cimeli rari e citazioni letterarie. La Juventus arricchisce la sua nuova casa, lo Juventus Stadium, con la nascita del “J Museum”, il luogo dove ci si può emozionare, si può rivivere una storia fantastica, guardare al presente e al futuro con orgoglio, sentirsi parte di una realtà senza confini, geografici o temporali, che si chiama Juventus e che ha come filo conduttore la vittoria.

 

Il “J Museum”, che verrà inaugurato il 16 maggio e aprirà al pubblico giovedì 17 maggio, nasce come un’evoluzione tecnologica del tradizionale concetto museale e si propone come un’esperienza unica e indimenticabile, dove si racconta come la Juventus non sia solo un fenomeno calcistico, ma una presenza forte e significativa nella vita quotidiana del nostro Paese e un simbolo nel mondo intero.

Il presidente del “J Museum” sarà Paolo Garimberti, grande figura del giornalismo nazionale e internazionale. Tra i suoi numerosi e prestigiosi incarichi, Garimberti, nativo di Levanto, è stato corrispondente da Mosca e caporedattore della redazione romana de “La Stampa”, vicedirettore de “La Repubblica”, direttore del TG2, de “Il Venerdì” e di CNN Italia. Dal marzo 2009 è presidente della Rai e, da pochi mesi, è presidente del Supervisory Board di Euronews, importante network di informazione internazionale.

Il museo, realizzato da Benedetto Camerana con un gruppo di specialisti di progettazione museale e situato nel comparto Est dello stadio, rappresenta per la società il completamento di un progetto che ha ricevuto grandi consensi e che, numeri alla mano, è diventato anche un polo di interesse, non solo in occasione delle partite, ma anche nel resto della settimana quando se ne possono scoprire i luoghi più segreti attraverso lo Stadium Tour, che ha già accolto oltre 35.000 visitatori.