All’apertura della bara un forte tanfo ha investito le truppe di cronisti, fotografi e operatori tv accalcati di fronte alla chiesa romana di Santa Apollinare.
Qui per 22 anni è stato sepolto il corpo di Enrico De Pedis, detto “Renatino”, considerato uno dei capi della Banda della Magliana, la feroce organizzazione criminale che insanguinò Roma tra gli anni ‘70 e ‘90.
Dopo essere stato ucciso in un agguato il 2 febbraio 1990 nei pressi di Campo de’ Fiori, freddato da due killer con un colpo di pistola alla schiena, il suo corpo fu accolto nella cripta della antica chiesa. Una sepoltura insolita per un personaggio del suo calibro criminale, nonostante sia morto senza essere mai stato condannato.
Un sepolcro che secondo alcuni avrebbe custodito anche i misteri legati alla scomparsa di Emanuela Orlandi, figlia di un dipendente del Vaticano, della quale si perse ogni traccia il 22 giugno del 1983, quando la ragazza aveva solo 15 anni.
“Se volete la verità sul caso Orlandi – disse una voce anonima telefonando al programma “Chi l’ha visto?” - andate a vedere nella tomba di De Pedis”.
Questa mattina, a distanza di tanti anni, sono andati a vedere. Presenti sul luogo il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, il capo della squadra mobile Vittorio Rizzi e i legali delle famiglie De Pedis e Orlandi. Per aprire il sarcofago, gli uomini della Scientifica hanno usato un martello pneumatico, poi hanno estratto la bara e l’hanno trasferita nel cortile della chiesa dove è stata aperta. “Il cadavere era in buone condizioni – ha raccontato ai cronisti un dipendente del Vaticano che ha voluto rimanere anonimo – c’era un solo corpo, un individuo di sesso maschile con una giacca blu e una cravatta nera. Nelle mani stringeva un rosario”.
Sarebbe esclusa, dunque, l’ipotesi che nel sepolcro si trovasse anche il corpo di Emanuela Orlandi. Nella stessa cripta in cui si trova la tomba di De Pedis gli investigatori avrebbero trovato anche numerose cassette di epoca pre napoleonica - circa 200 - contenenti ossa umane, che saranno comunque tutte analizzate. Del coinvolgimento della Banda della Magliana nel rapimento di Emanuela aveva parlato anche Sabrina Minardi, la ex amante di De Pedis, secondo la quale l’operazione doveva servire a ricattare il Vaticano.
La Banda, infatti, insieme a mafia e camorra, avrebbe investito ingenti somme di denaro nel Banco Ambrosiano ma quei soldi non sarebbero mai tornati indietro.
E’ una delle ipotesi sposate anche da Pietro Orlandi – il fratello di Emanuela – che questa mattina era a Sant’Apollinare ma non ha potuto assistere alla riesumazione della salma di De Pedis. “Questa può essere una pista economica – ha detto – poi ci può essere quella politica, rivolta contro l’eccessivo sostegno fornito da Papa Wojtyla al sindacato polacco Solidarnosc. E’ comunque positivo che dopo tanti anni si sia aperta una collaborazione tra lo Stato Vaticano e i magistrati italiani”.
GUARDA L’INTERVISTA A PIETRO ORLANDI, FRATELLO DI EMANUELA
Nel corso della riesumazione gli agenti della Scientifica hanno verificato che il sepolcro non fosse stato manomesso o aperto e una volta scoperchiata la bara hanno preso le impronte digitali alla salma. Se non dovessero bastare per confermare l’identità di Renatino, sarà effettuato l’esame del Dna.
De Pedis rappresentò l’anima più “imprenditoriale” della Banda della Magliana, un’organizzazione che dopo aver iniziato la sua attività con una serie di rapine, riuscì ad espandere il suo campo d’azione al mercato della droga e delle armi. Poi si legò alla mafia, alla camorra e all’eversione nera, fino a essere coinvolta nell’inchiesta sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. La salma di De Pedis rimarrà ancora nella chiesa di Sant’Apollinare fino alla conclusione degli esami, poi dovrebbe essere trasferita in un cimitero romano e comunque lontano dal luogo sacro in cui le spoglie sono state custodite dal 1990 ad oggi.
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