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Lug
23
2012
Scritto da Roberto Ultimo aggiornamento (23 Luglio 2012)
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Notizie varie

tagli-per-4-2-miliardi-di-euro


Altre 64 saranno accorpate. Dal 2014 via a 10 città metropolitane. Spending review, non si toccano le festività


ROMA - La «Provincia della Romagna» e quella del «Gusto» in Emilia, la «Pontino-Ciociara», la «Grande Brianza», e quella «delle Langhe». La nuova cartina dell'Italia dovrà prevedere meno della metà delle attuali 107 Province. E i criteri previsti dalla delibera emanata ieri dal Consiglio dei ministri, 350 mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati, mettono a rischio 64 enti, 50 nelle Regioni a statuto ordinario e 14 in quelle a statuto speciale, salvandone per adesso quindi solo 43, tra cui le 10 Città metropolitane. Così gli effetti del «riordino» delle geografia (vedi la mappa) delle amministrazioni locali saranno in alcuni casi un ritorno alle origini e ai nomi storici; in altri i territori dovranno trovare la maniera di convivere per svolgere assieme alcune funzioni, come la viabilità e la tutela ambientale.

«L'esito generale della riorganizzazione potrà portare a un numero, con qualche approssimazione, di 40 Province e 10 Città metropolitane», ha spiegato ieri il titolare della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, al termine di un Consiglio dei ministri che è andato avanti sul taglio delle Province, mentre ha soprasseduto sulla impopolare possibilità di sopprimere per quest'anno le festività patronali e Santo Stefano (dettata dalla manovra di Ferragosto scorso).

La novità di ieri è che il governo non parla più di «soppressione e accorpamento delle Province», termini che erano stati utilizzati nello spiegare il provvedimento di spending review , allarmando l'Unione delle Province, ma appunto di «riordino» con il pieno coinvolgimento delle autonomie locali. In base a criteri che tra l'altro sono stati ritoccati rispetto alle più stringenti indicazioni trapelate. Il precedente tetto dei 3 mila chilometri quadri di estensione poneva problemi irrisolvibili: alle due Province liguri vicine di Savona (1.500 chilometri quadrati) e Imperia (1.150), che insieme non raggiungevano in requisiti, mentre ora potranno fare la Provincia del «Ponente»; Caserta, invece, si estende per 2.600 chilometri, ma ha quasi un milione di abitanti, e Pesaro-Urbino avrebbe dovuto accorparsi con Ancona che è il capoluogo di Regione, e in quanto tale non viene toccato.

Ora saranno i consigli delle autonomie locali, organi di livello regionale, a predisporre un progetto di accorpamento che sarà presentato alla Regione e da questa al governo. «Entro l'anno, se non prima - secondo il ministro - il riordino delle Province sarà legge dello Stato».

Quindi la discussione si apre a livello locale, dove già non mancano le resistenze. In Toscana tutto l'attuale sistema va ridefinito: la sola Firenze rientra nei requisiti, ma diventerà Città metropolitana dal primo gennaio 2014; le rivali storiche, Pisa e Livorno, se ne dovranno fare una ragione e unirsi, come anche Siena e Arezzo. Nel Lazio la presidente della Regione, Renata Polverini, contesta i criteri. Anche qui la revisione dovrà essere una rivoluzione, con Latina che si potrebbe unire a Frosinone e Viterbo; Rieti e Civitavecchia che faranno assieme la Provincia della «Tuscia e Sabina». E le Regioni a statuto speciale mettono le mani avanti, rivendicando la propria autonomia. La Sardegna, per esempio, dove risponde ai requisiti solo Cagliari, prevede per legge tre Province: anche Sassari e Nuoro.

Tra le scelte obbligate, la neonata provincia BAT, Barletta, Andria e Trani (operativa solo dal 2009), farà con Foggia l'antica «Capitanata»; in Abruzzo la Provincia «Adriatica» metterà insieme Teramo, Pescara e Chieti. In Lombardia, dove rimangono solo Brescia, Bergamo, Pavia, mentre Milano pure sarà Città metropolitana, nascerà la «Grande Brianza». Alcune Province poi con territori molto piccoli, come Catanzaro e Campobasso, sono fatte salve perché capoluogo.

Finita la riorganizzazione, i nuovi enti avranno funzioni di tutela e valorizzazione dell'ambiente, pianificazione territoriale, della viabilità e del trasporto provinciale. Perdendo quindi le competenze sul mercato del lavoro e l'edilizia scolastica. Ed è su questo punto che l'Upi, pur apprezzando il gesto distensivo fatto dal governo decidendo di riordinare le Province e non abolirle, ora si aspetta un confronto e non è disposta a seppellire l'ascia.

 



Giu
07
2012
Scritto da Roberto Ultimo aggiornamento (07 Giugno 2012)
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Notizie varie


auto ad aria

 

                                   Arriva l'auto ad aria 7000 euro e 100 km con 1 euro


In vendita a metà del prossimo anno la famosa MDI che ha fatto innamorare anche il colosso Tata. Il primo modello sarà un quadriciclo leggero. Ecco l'incredibile storia raccontata direttamente dal papà di questa macchina, Cyril Negre.

Tutto pronto: entro la metà del prossimo anno sarà in vendita l'attesissima auto ad aria, una macchina che nel serbatoio ha solo aria compressa, il sogno di tutti in un periodo di caro-carburante. La  Motor Development International (MDI), con sede in Lussemburgo, è infatti ormai a un passo dal lancio commerciale e in anteprima a Repubblica.it ha rilasciato tutte le informazioni di dettaglio sul suo progetto (che pubblichiamo integralmente come Pdf 1 - 2 - 3 ). Niente più segreti quindi. Si sa che costerà appena 7000 euro e che il primo modello ad arrivare sarà una city car, seguito poi da una gamma infinita di modelli, dalla berlina da famiglia alla piccola, dalla vetturetta per 14enni al Bus, passando per il veicolo commerciale, il trattore e il container. Non manca nulla, perfino un motore da attaccare a casa ad una presa di corrente per usarlo come generatore in caso di emergenza.

Evidentemente l'accordo stretto con la Tata nel gennaio del 2007 ha dato i suoi frutti e  -  soprattutto  -  la spinta giusta per passare dalla teoria alla pratica. "La prima auto ad aria ad arrivare sarà l'AirPod e sarà omologata come quadriciclo leggero "grande", quello per 16enni.

 
Poi ci sarà anche una versione baby, per i 14enni, e quindi una macchina vera - spiega lo stesso Cyril Negre, responsabile tecnico dell'auto ad aria della Mdi, il figlio di Guy Negre il fondatore della MDI - la sfida è lanciata".

Quando parla di 'lanciare' a che mercato si riferisce?

"All'inizio l'AirPod sarà consegnata in Francia e daremo la precedenza a chi l'ha già ordinata, poi sarà la volta di tutti i Paesi europei. Ma il concetto di commercializzazione per noi è un po' diverso: non avremo concessionarie, ma tante fabbriche".

Cioè chi la produce la vende anche?

"Si, esatto, nessuna concessionaria, ma officine: produciamo là dove vendiamo. Con vantaggi infiniti, economici, sociali. Pensi solo al fatto che un costruttore normale deve farsi carico di una logistica enorme perché produce in un solo posto e poi è costretto a spedire in tutto il mondo. Noi no. Da noi chi produce vende. Non paghiamo commissione al concessionario perché è la stessa fabbrica che vende la macchina, e questo abbassa enormemente i costi".

Si, ma dovrete avere diverse fabbriche, sparse per tutta Europa. E poi, scusi, perché prima parlava di vantaggi 'sociali'?

"I nostri piani di sviluppo sono molto precisi. Pensiamo di aver bisogno di 25 piccole fabbriche in Francia e 20 in Italia. Abbiamo già diversi contatti con molte aziende interessate a produrre le MDI".



Mag
30
2012
Scritto da Roberto Ultimo aggiornamento (30 Maggio 2012)
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Notizie varie


Giunzione p-n

Il formulario è stato modificato da me per la preparazione del corso di Dispositivi Elettronici (Pro.ssa Bonfiglio) (Università di Cagliari - Facoltà di Ingegneria - Corso di Elettronica). In questo file troverete le formule originali del file postato dalla professoressa con l'aggiunta di tutta una serie di piccoli accorgimenti utili per ripassare e svolgere gli esercizi. Nel formulario si fa riferimento a dei numeri di pagina, i quali indicano il libro di testo usato per superare l'esame: Dispositivi a Semiconduttore (Sze).

La prima idea potrebbe essere quella di "cavolo, è tutto appiccicato!!!" ma dopo averlo stampato e memorizzate le varie parti, vi sarà di grande utilità...

Spero aver fatto cosa gradita...




Mag
16
2012
Scritto da Roberto Ultimo aggiornamento (16 Maggio 2012)
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Notizie varie


depedis bara aperta

 

All’apertura della bara un forte tanfo ha investito le truppe di cronisti, fotografi e operatori tv accalcati di fronte alla chiesa romana di Santa Apollinare.
Qui per 22 anni è stato sepolto il corpo di Enrico De Pedis, detto “Renatino”, considerato uno dei capi della Banda della Magliana, la feroce organizzazione criminale che insanguinò Roma tra gli anni ‘70 e ‘90.

Dopo essere stato ucciso in un agguato il 2 febbraio 1990 nei pressi di Campo de’ Fiori, freddato da due killer con un colpo di pistola alla schiena, il suo corpo fu accolto nella cripta della antica chiesa. Una sepoltura insolita per un personaggio del suo calibro criminale, nonostante sia morto senza essere mai stato condannato.
Un sepolcro che secondo alcuni avrebbe custodito anche i misteri legati alla scomparsa di Emanuela Orlandi, figlia di un dipendente del Vaticano, della quale si perse ogni traccia il 22 giugno del 1983, quando la ragazza aveva solo 15 anni.

“Se volete la verità sul caso Orlandi – disse una voce anonima telefonando al programma “Chi l’ha visto?” - andate a vedere nella tomba di De Pedis”.

 

 


Questa mattina, a distanza di tanti anni, sono andati a vedere. Presenti sul luogo il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, il capo della squadra mobile Vittorio Rizzi e i legali delle famiglie De Pedis e Orlandi. Per aprire il sarcofago, gli uomini della Scientifica hanno usato un martello pneumatico, poi hanno estratto la bara e l’hanno trasferita nel cortile della chiesa dove è stata aperta. “Il cadavere era in buone condizioni – ha raccontato ai cronisti un dipendente del Vaticano che ha voluto rimanere anonimo – c’era un solo corpo, un individuo di sesso maschile con una giacca blu e una cravatta nera. Nelle mani stringeva un rosario”.

Sarebbe esclusa, dunque, l’ipotesi che nel sepolcro si trovasse anche il corpo di Emanuela Orlandi. Nella stessa cripta in cui si trova la tomba di De Pedis gli investigatori avrebbero trovato anche numerose cassette di epoca pre napoleonica - circa 200 - contenenti ossa umane, che saranno comunque tutte analizzate. Del coinvolgimento della Banda della Magliana nel rapimento di Emanuela aveva parlato anche Sabrina Minardi, la ex amante di De Pedis, secondo la quale l’operazione doveva servire a ricattare il Vaticano.

La Banda, infatti, insieme a mafia e camorra, avrebbe investito ingenti somme di denaro nel Banco Ambrosiano ma quei soldi non sarebbero mai tornati indietro.
E’ una delle ipotesi sposate anche da Pietro Orlandi – il fratello di Emanuela – che questa mattina era a Sant’Apollinare ma non ha potuto assistere alla riesumazione della salma di De Pedis. “Questa può essere una pista economica – ha detto – poi ci può essere quella politica, rivolta contro l’eccessivo sostegno fornito da Papa Wojtyla al sindacato polacco Solidarnosc. E’ comunque positivo che dopo tanti anni si sia aperta una collaborazione tra lo Stato Vaticano e i magistrati italiani”.

 

GUARDA L’INTERVISTA A PIETRO ORLANDI, FRATELLO DI EMANUELA

 

 

 

 

Nel corso della riesumazione gli agenti della Scientifica hanno verificato che il sepolcro non fosse stato manomesso o aperto e una volta scoperchiata la bara hanno preso le impronte digitali alla salma. Se non dovessero bastare per confermare l’identità di Renatino, sarà effettuato l’esame del Dna.


De Pedis
rappresentò l’anima più “imprenditoriale” della Banda della Magliana, un’organizzazione che dopo aver iniziato la sua attività con una serie di rapine, riuscì ad espandere il suo campo d’azione al mercato della droga e delle armi. Poi si legò alla mafia, alla camorra e all’eversione nera, fino a essere coinvolta nell’inchiesta sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. La salma di De Pedis rimarrà ancora nella chiesa di Sant’Apollinare fino alla conclusione degli esami, poi dovrebbe essere trasferita in un cimitero romano e comunque lontano dal luogo sacro in cui le spoglie sono state custodite dal 1990 ad oggi.

 

 

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