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Juventus

 

Compleanno Juventus 115 anni

 

Il 1° novembre 1897 nasceva il club. Si doveva chiamare Via Fort, poi vinsero i giovani. La fondazione nell’officina dei Canfari. La maglia scelta per ragioni di... bilancio. La sfida con avversari di «complessione e statura poco rassicuranti»

 

TORINO - Pensate gridare: «Fino alla fine forza D’Azeglio» oppure «Forza magica Iris» o ancora «La Via Fort siamo noi». Se oggi non accade è perché alla fine di una lunghissima discussione vinse «Sport Club Juventus», ma solo perché «pochi simpatizzavano per quello e la scelta finì per non accontentare, ma neppure scontentare alcuno», scriveva Eugenio Canfari nella sua ricostruzione dei primi leggendari giorni della Juventus, che nasceva esattamente 115 anni fa. Anche se nella serata del 1° novembre 1897, quando si svolse la riunione fondativa nell’officina dello stesso Canfari e del fratello Enrico, quel nome non saltò fuori. C’era una lista di proposte e intorno una manciata di ragazzi a litigare: Iris Club, Società Massimo D’Azeglio, Società Polisportiva Augusta Taurinorum, Forza e Salute, Vigor et Robur... Alla fine il ballottaggio finale fu tra Società Via Fort, Società Sportiva Massimo D’Azeglio e Sport Club Juventus.

IL GIUOCO - Nel centoquindicesimo compleanno della Juventus è quasi obbligatorio guardarsi indietro e pensare ai tempi quando il calcio era un «giuoco» e si chiamava «foot-ball», rigorosamente con il trattino. I giornali dell’epoca parlavano della nuova disciplina arrivata dall’Inghilterra (a Torino attraverso con i commercianti di stoffe) come di un «giuoco utile alla gioventù e già tanto popolare». Si giocava al parco del Valentino e nella vecchia Piazza d’Armi che, all’epoca, era dalle parti di Corso Re Umberto, dove nel cortile del civico 42 c’era (e la costruzione c’è ancora) l’officina dei fratelli Canfari, Enrico ed Eugenio che riparavano i primi ciclomotori, le primissime automobili e molte biciclette. I due, dopo una passione proprio per il ciclismo, si erano subito appassionati al nuovo sport e lo praticavano insieme a un gruppo di altri ragazzi, molti dei quali arrivavano dal liceo classico Massimo D’Azeglio che era (ed è) in quella zona (via Parini 8). L’appuntamento? Beh, intorno a una delle panchine nello spartitraffico che allora divideva Corso Re Umberto. La famosa panchina che ha, quindi un ruolo fondamentale nella storia della Juventus, ma non è esattamente il luogo dove fu fondata la società.

LA MAGLIA - In principio, dunque, ci fu una panchina, poi un’officina per la fondazione e tante partite in piazza d’Armi in cui ognuno giocava vestito come poteva, certamente senza una divisa. Il problema di una maglia si pose in occasione della prima sfida con un’altra società la F.C. Torinese, fondata dagli stranieri residenti a Torino e poi integrata con altri «sportsmen» italiani. Scriveva Canfari in uno dei primi numeri di Hurrà Juventus : «Non pareva vero di poterci cimentare con dei veri giocatori benché di complessione e statura poco rassicuranti. Furono batoste come squadra, ma individualmente, per il grande esercizio nel palleggio non sfigurammo affatto. Per l’occasione, comunque, ci voleva una divisa, ma come? Di cotone, di flanella o di maglia? Ecco le discussioni gravi e assillanti del momento! I gusti erano parecchio difficili, ma alla fine sul cotone e sulla flanella trionfò lo... 0,70 al metro di un percalle sottile e roseo che portammo, sempre più sbiadito, fino al 1903, quando arrivarono le maglie bianco e nere dall’Inghilterra. Ma la divisa non era tutta qui: un berrettino di piquet bianco alla savoiarda, pantaloncini neri, cravatta dello stesso colore. Sì, la cravatta, c’è poco da sogghignare. C’era addirittura un socio che giocava con il solino inamidato. E si trovava benissimo». Tanti auguri Juventus, i tuoi 115 anni te li porti benissimo.

 

 

Juve, tanti auguri! 115 di questi giorni
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