Il serbo alla Juve si sente schiacciato dalle responsabilità
TORINO - La triste ballata di Milos Krasic . Anche in Serbia, il suo Paese, sta diventando un caso. Tutto l’ambiente pallonaro a interrogarsi perché il Biondo inarrestabile - fino a un anno e mezzo fa - adesso fatichi a trovare spazio in... panchina, nella Juve. Quale sarà il futuro del giocatore simbolo delle Aquile?
SITUAZIONE INCERTA - In bianconero, il presidente Andrea Agnelli vorrebbe rilanciarlo, quasi come fosse un nuovo acquisto di gennaio. Ma i dubbi e la sua involuzione sono evidenti e in sede - anche qui - ci si interroga su quale sia la scelta migliore. Tecnicamente parlando, non rientra più nella squadra quadrata e garantista che comanda il campionato. E allora si vagliano le possibilità che offre il mercato, partendo dal presupposto che non lo si può svendere, visti i 15 milioni pagati al Cska nell’estate 2010. Del Chelsea si sa da qualche settimana: Milos piace tanto ad André Villas Boas che deve - tra gli altri - sostituire Nicolas Anelka (finito in Cina) e Florent Malouda (destinazione Psg). Ma, per l’appunto, il destino del tecnico portoghese è appeso ai risultati, fin qui non troppo positivi per quelle che sono le ambizioni di patron Roman Abramovich . C’è la qualificazione alle sfide dirette di Champions League, ma c’è pure la disfatta in Premier League. I Blues lo chiederebbero in prestito, un modo comunque per rilanciarlo e rivalutarlo.
SUL BOSFORO - Si prova a vedere cosa offre il panorama nel suo insieme. Dalla Turchia, secondo i media di Belgrado, si sta facendo vivo il Fenerbahçe, adesso timidamente ma chissà nei prossimi giorni... D’altronde, il club ha grandi progetti e vuole contrastare in ogni modo il cammino dei nemici del Galatasaray in campionato (37 punti per la squadra di Felipe Melo , 35 per il Fenerbahçe). In Russia avrebbe ancora estimatori, ma lì Milos non vorrebbe tornare. Meglio l’Inghilterra - i due Manchester e l’Arsenal stuzzicano sempre - o la Germania.
PERSONA A TERRA - In tutta la vicenda, fattore non secondario, si inserisce poi la crisi dell’uomo Krasic. E nell’analisi a trecentosessanta gradi, ecco il fallimento alle porte, là dove il talento non è supportato dal carattere. L’analisi è di Aleksandar Stojanovic , della televisione serba, che bene conosce il ventisettenne natio del Kosovo. Un Natale fa, infatti, sotto l’albero solo complimenti per la rivelazione della serie A. Ora, solo bocciature, tribune, panchine e- da ultimo - una gara in Coppa Italia non sfruttata per rinascere. Milos ha patito i cambiamenti: nuovo allenatore, nuova stagione, nuovi compagni. La prima accusa, poi, è stata quella di non parlare italiano. Questo, anche ad Antonio Conte non è andato giù. D’altronde, uno come Darko Kovacevic si esprimeva bene dopo tre mesi... Problema irrisolto, anche perché Milos non conosce neppure l’inglese, per mediare. Prima, si affidava ad Hasan Salihamidzic e Zdenek Grygera (il ceco parla il russo). Ma Conte ha vietato a Mirko Vucinic di parlare in serbo. In campo, l’incomprensione è totale.
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